Il pericolo di sciopero della Serie A non è ancora stato scongiurato definitivamente ed è lecito attendersi che la prossima domenica gli italiani si ritrovino senza calcio giocato. Per domani è previsto l’ennesimo incontro tra l’Associazione Calciatori e la Lega, al termine del quale dovrà necessariamente essere trovato un accordo, onde evitare che lo spettro dello sciopero diventi una triste realtà. Il portavoce dell’Assocalciatori, Massimo Oddo, ha ribadito la volontà di accordarsi con la Lega, ma non quella di fare un passo indietro:
Lo sciopero per ora è confermato e vedremo domani cosa succederà. Noi calciatori siamo i primi a sperare in un esito positivo. Siamo aperti al confronto e vorremmo un’apertura da parte della Lega, che non c’è stata fino ad ora. Qualsiasi offerta alternativa la valuteremo.
Il difensore rossonero vuole poi fare una precisazione:
In un’Italia molto demagogica si fa presto a parlare di soldi, si fa presto a parlare di miliardari, ma non è questo. Il messaggio passato è completamente sbagliato.
E qual è allora il messaggio giusto?
Facciamo un lavoro che ci piace, siamo fortunati, ma questa non è una colpa. Tutte le persone fino a prova contraria hanno dei diritti. Non si tratta di un fatto economico e non vedo perché siamo attaccati continuamente. Forse perché c’è scarsa informazione. Ci riteniamo fortunati e non ci vogliamo paragonare ai lavoratori che si fanno un mazzo per 1.000 euro al mese. Però è anche vero che non tutti i calciatori guadagnano cifre enormi. Più che lottare per i lavoratori stiamo lottando per i diritti umani, perché non siamo degli animali o pacchi postali.
Quanto mi piacerebbe esser trattata come un animale o come un pacco postale, se questo significasse avere il conto in banca di un Totti, di un Ibrahimovic o – perché no? – di un Massimo Oddo! L’unico punto sul quale si può dar ragione agli scioperanti è quello che riguarda le categorie minori:
Lo sciopero fra poco si estenderà alle categorie inferiori, dove ci sono squadre che non pagano e i calciatori sono sullo stesso livello dei precari.
Ma questa, cari calciatori multimilionari, è tutta un’altra storia.