Alla fine, anche Joseph Blatter lo ha dovuto ammettere: “Serve un limite agli stranieri“.
Dopo aver assistito all’ultima partita tra Juventus ed Inter (nelle cui fila non vi era alcun giocatore italiano e solo 3 comunitari), il n.1 della Fifa si è finalmente convinto che sono necessarie nuove regole per ridare spazio ai calciatori locali, limitando il numero di stranieri per squadra ad un massimo di 5.
Questa invasione di calciatori, prelevati a basso costo dai 5 continenti su segnalazione di sedicenti talent-scout, sicuramente non ha giovato alla crescita ed alla maturazione calcistica dei nostri giovani provenienti dai vivai; infatti, spesso e malvolentieri, questi ultimi sono stati “parcheggiati” in categorie inferiori per far spazio a presunti fenomeni dal nome impronunciabile.
Effettivamente, se andiamo ad analizzare i risultati della nostra Nazionale Under 21, squadra maggiormente penalizzata da questa situazione, possiamo notare che, dopo un predominio che ci ha visto vincere per 3 edizioni consecutive l’Europeo di categoria, dal 1996 in poi (casualmente l’anno della famosa sentenza Bosman, grazie alla quale caddero i limiti al tesseramento di stranieri) ci sono state solo 2 affermazioni, con i commissari tecnici in crescente difficoltà nel convocare giocatori perennemente in panchina nei rispettivi club. Il campionato italiano è passato da essere “il più bello del mondo“, quando c’erano 2 stranieri per squadra e si chiamavano Maradona e Careca, Falcao e Cerezo, Gullit e Van Basten, Platini e Boniek, a il “più difficile del mondo”, avendo importato sempre meno qualità e troppa quantità. Non è certo un caso se giovani di belle speranze come Giuseppe Rossi, Pellè e Bianchi, oppure calciatori affermati come Toni, Grosso, Maresca, sono andati a giocare fuori dall’Italia. Speriamo che a queste parole di Blatter seguano dei fatti concreti e che finalmente i vari campionati, quello italiano così come quelli esteri, possano riscoprire la propria identità nazionale.