Mancano meno di ventiquattro ore alla finale di Champions League tra l’Inter ed il Bayern Monaco, entrambe non ancora sazie di successi, dopo le abbuffate (campionato e coppa nazionale) in Italia e Germania. La vigilia è tesa, specie per i nerazzurri che non arrivavano in finale da ben 38 anni e che non portano a casa la Coppa con le orecchie da 45 anni. E Mourinho sa bene quato vale questa occasione:
La finale di Champion è sempre importante. Non credo in un significato particolare se non per i tifosi dell’Inter, 45 anni sono tanti, certo. Molti di questi non erano nati all’ultima coppa vinta, per loro sarà speciale. Domani sarà speciale per il club e per i tifosi e io sono onorato di dare il mio contributo.
Dal canto suo, ha già vissuto una vigilia di questo tipo, arrivando poi ad alzare la Coppa quando allenava il Porto, ma l’emozione è sempre la stessa:
Io sentirò la pressione domani, mi conosco. So quello che succederà: domani mi sveglio e dirò ‘Urca, fra qualche ora gioco la finale’, il cuore batterà più veloce, la temperatura sale, poi è un giorno normale. Quando esco dal pullman finisce tutto e mi sentirò nel mio habitat naturale.
Non sarà così per il patron Moratti, che da anni insegue il suo sogno, spendendo milioni e milioni, nella speranza di poter rinfrescare la bacheca nerazzurra. Lui domani vivrà una giornata di tensione, dal mattino fino al fischio finale e forse anche oltre. Mourinho pensando al suo presidente ha un sogno:
Mi piacerebbe domani vedere Moratti piangere con la coppa in mano. Vorrei vedere una foto come quella di suo padre con la coppa ad Appiano Gentile. Per tutta la famiglia Moratti sarebbe una cosa incredibile e mi piacerebbe tanto tanto tanto dare il mio piccolo contributo per far succedere qualcosa di fantastico per loro.
Fosse pure l’ultima cosa che fa per l’Inter.