Terzo posto in classifica, la sicurezza di entrare in Europa dalla porta principale, il sogno di scavalcare i cugini dell’Inter cullato per qualche settimana, nonostante i tanti guai della squadra… I tifosi del Milan dovrebbero essere contenti della stagione appena terminata, ma – abituati a ben altri traguardi – non ci stanno a veder festeggiare sempre gli altri. A chi dare la colpa? Al presidente, naturalmente, invitato già dalla scorsa estate a vendere baracca e burattini per lasciare il posto a chi ha soldi e voglia di investire.
Ma per Silvio Berlusconi il Milan è come un figlio (parole sue) e non ha mai preso in considerazione l’idea di cedere le quote della società, andando incontro alla contestazione della curva. E nell’ultima di campionato la tifoseria ha mostrato tutta la propria disapprovazione, esponendo uno striscione che vale più di mille fischi (Presidente bocciato, assente ingiustificato). Parole dure che non sono piaciute al patron, il quale ha avuto modo di lamentarsi con alcuni esponenti del Pdl:
Dopo tutto quello che ho fatto… Sono amareggiato, non lo merito. Sono stato io a portare questa squadra sul tetto del mondo, li ho fatti sognare e vengo ripagato così… Non c’è riconoscenza.
Eh no, nel calcio la riconoscenza è un inutile optional ed è facile dimenticare gli antichi fasti, specie se ad alzare trofei sono gli odiati cugini, che ora hanno la possibilità di completare il tris, assicurandosi anche la Champions League, dopo aver portato a casa scudetto e Coppa Italia. Ma Moratti ha investito fior di milioni per arrivare a tanto, mentre il Cavaliere ha chiuso i lacci della borsa, evitando anche di reinvestire i soldi incassati con la cessione di Kakà.
La dura contestazione di sabato scorso servirà a smuovere la situazione? Per ora l’unica notizia certa sembra essere la conferma di Ronaldinho, ma è chiaro che il Berlusca debba mettere mano al portafogli, se vuole rivedere il suo Milan ai vertici della classifica e tornare così ad essere osannato dalla curva.