E’ il giorno del riscatto per Luciano Moggi, il giorno tanto atteso da chi vuole far chiarezza sul periodo buio del calcio italiano, quando sembrava esserci un grande burattinaio che decideva le sorti del campionato, usando mezzi non proprio leciti.
Per quelle colpe Big Luciano ha pagato, così come ha fatto la Juventus, ma a quattro anni di distanza si scopre che il marcio non era solo in casa bianconera e che diverse società erano coinvolte nelle amichevoli chiacchierate con arbitri e designatori arbitrali, al fine di ottenere direzioni di gara comode e accomodanti.
Del resto, Moggi ha sempre sostenuto la tesi del “tutti colpevoli, nessun colpevole”, ma fino a qualche settimana fa le sue invocazioni erano rimaste inascoltate, fin quando i suoi avvocati non hanno deciso di trascrivere le migliaia di intercettazioni telefoniche tra i dirigenti di diverse società ed i responsabili della classe arbitrale nel periodo incriminato. E oggi quelle intercettazioni sono arrivate sul tavolo del giudice di Napoli che sta portando avanti l’inchiesta, nella speranza che Moggi venga scagionato da ogni accusa.
L’ex dirigente della Juventus è arrivato in aula in mattinata, ma non ha voluto rilasciare dichiarazioni, mentre un gruppetto di tifosi gli manifestavano la propria solidarietà al di fuori del tribunale. Poi la parola è passata alla difesa per bocca dell’avvocato Prioreschi:
Tutti parlavano con Pairetto, con Bergamo, e non solo Moggi. Questo viene fuori dalle telefonate e dalle conversazioni intercettate 24 ore su 24. Intercettazioni che non erano state evidenziate in precedenza. Pranzi e cene li facevano tutti, tutti facevano incontri con i designatori, tutti parlavano di griglie.
A fargli eco è Nicola Penta, consulente informatico della difesa:
Abbiamo prodotto e incrociato, con documenti già esistenti, intercettazioni ed sms. Da questi incroci si evince chiaramente che spesso Moggi arrivava addirittura terzo nel venire a conoscenza delle designazioni. C’è una volta in cui l’allora presidente dell’Inter chiama il vicedesignatore Mazzei il giovedì alle 17.50 e ottiene i nomi che saranno resi pubblici solo il giorno dopo. Poi Meani riceve due sms dal segretario della Can Martino intorno alle 11.15 del venerdì. E Moggi, che arriva terzo, si becca un capo di imputazione penale e sportiva perchè ottiene i nomi alle 11.53 del venerdì.
Insomma, che Moggi non sia uno stinco di santo è appurato, ma a quanto pare neanche gli altri hanno la coscienza immacolata. E siamo solo all’inizio.
luca 13 Aprile 2010 il 18:49
tutt’altro argomento: ma mi pare interessante
http://chepalle.gazzetta.it/post/22553793/Non+%C3%A8+un+Paese+per+provinciali
miki foggia 14 Maggio 2010 il 21:13
Riportato:
A spulciare attentamente le carte non si perde mai tempo e così salta fuori che i carabinieri di Roma per portare avanti l’indagine su Calciopoli hanno chiesto aiuto a un giornalista della Gazzetta dello Sport. Incredibile? Neanche un po’, tutto vero, tutto scritto nelle carte della Procura della Repubblica. Il giornalista in questione è Michele Galdi: segue sin dall’inizio l’indagine su Calciopoli perconto della Rosea e va a deporre a Roma il 22 maggio 2007 per spiegare
che rapporti avesse con il maggiore Auricchio, responsabile delle celebri intercettazioni del 2004-2005.Leggendo si scopre che i due si sentivano spesso e che all’indagine in questione il giornalista ha contribuito in maniera attiva. Così almeno risulta leggendo il “verbale di assunzione di informazioni”, uno dei tanti prodotti a suo tempo per capire chi fosse la “talpa”, il responsabile della fuga di notizie che portò alla pubblicazione da parte de “L’Espresso” di due libri che contenevano pari pari i faldoni dell’inchiesta, compresi (ricordate?) i numeri di telefono di tutti gli indagati…
Il 22 maggio, quindi, i pm Giuseppe De Falco e Giancarlo Amato sentono per primo il maresciallo dei carabinieri Michele Di Laroni (nel pool di Auricchio), che chiarisce di aver conosciuto Galdi ai tempi dell’inchiesta della Procura di Roma sulle fideiussioni. Così Di Laroni: «Durante le indagini per la Procura di Napoli abbiamo utilizzato Galdi per chiedere informazioni sul calcio, soprattutto per cercare siti web che fossero utili per le indagini ma anche per informazioni in genere. Aveva contatti con il maggiore Auricchio e con me; i contatti erano sporadici, a volte a voce, a volte al telefono. I contatti sono avvenuti soprattutto all’inizio delle indagini, negli ultimimesi del 2004. Mi chiamava frequentemente per chiedermi notizie sulle indagini; io lo chiamavo per avere le notizie che mi interessavano». Ancora Di Laroni: “Cercavamo di comprendere le modalità del sorteggio arbitrale e io chiesi notizie al Galdi ed egli sulla casella istituzionale di posta del reparto mi inviò una mail che conteneva le norme in base alle quali i designatori avevano stabilito di fare i sorteggi. Io gli ho fatto per cortesia un ricorso avverso una sanzione per violazione del codice della strada». Cioè, lo ha aiutato per risolvere un problema relativo a una multa.
Di Galdi parla anche il maggiore Auricchio nel “verbale di assunzione di informazioni” che lo riguarda, riferito allo stesso 22 maggio 2007, dicendo che «era una fonte utile per le indagini sul mondo del calcio». Ancora Auriccchio: «I contatti con Galdi sono iniziati dalla fine 2003. Siamo amici e io l’ho anche utilizzato per apprendere notizie investigative nell’ambito delle indagini sul calcio. Mi chiamava frequentemente per tenermi informato su tutti i fatti che conosceva. Lo faceva perché era gratificato dal collaborare con gli investigatori». Auricchio nel verbale parla anche di altri giornalisti, nessuno dei quali però “fonte utile per le indagini”. En passant, registriamo il suo parere sulla pubblicazione del libro nero de L’Espresso, «opera – dice – della direzione del giornale che deve avere comperato le informative da altro giornale».
Nello stesso giorno la Procura di Roma sente lo stesso Galdi, che riferisce di aver «fornito, durante le indagini per la Procura di Napoli, informazioni su rapporti fra giocatori, dirigenti ecc…». Galdi descrive così il suo apporto: «Ho avuto numerosi contatti telefonici con Di Laroni nell’epoca conclusiva dell’inchiesta (in verità il sottufficiale fa riferimento «all’inizio delle indagini» ndr), ciò perché cercavo di conoscere qualche notizia, anche sulle “fughe di notizie”. I contatti conAuricchio erano dello stesso tipo». Dopo aver sostenuto che «nella medesima ottica collaborativa » aveva mandato sulla casella istituzionale di posta del reparto una mail sui sorteggi arbitrali, perché
gli erano state chieste notizie al riguardo, riferisce sul punto del ricorso che «Di Laroni per cortesia l’aveva aiutato a fare avverso una sanzione per violazione al codice della strada». Sostiene infine che al gruppo Rcs era arrivato in forma anonima il verbale delle dichiarazioni di Paparesta, «mi pare la domenica successiva all’atto, comunque il giorno prima dell’uscita dell’articolo al riguardo». E poi: «Tempo dopo Auricchio e Di Laroni mi chiesero come avevo avuto il verbale e io glielo dissi e dopo ne diedi una copia a Di Laroni. Prima dell’avviso ex art. 415 bis non ho avuto altri atti d’indagine».
Così andavano le cose ai tempi del primo Calciopoli…