Svelato l’arcano. Una telefonata può sfuggire, ma 171 mila proprio no. Per questo motivo la domanda che un po’ tutti si sono posti nell’ultimo periodo è: perché le intercettazioni che riguardano l’Inter e altri club di A stanno uscendo soltanto oggi, a 4 anni di distanza?
La risposta la dà Nicola Penta, amministratore delegato della First Sport Consulting che sta sbobinando qualcosa come 120 mila intercettazioni, e che allo stato attuale ne ha già ascoltate 40 mila. Intervistato dal sito Goal.com, Penta ha dichiarato:
Come mai nel 2006 non sono venute fuori? Beh, perché l’obiettivo era “colpire” solo Moggi e la Juventus… Così non hanno incrociato le utenze dei designatori con gli altri nomi: avrebbero visto che tutti li chiamavano.
Torna sull’argomento anche uno dei grandi accusatori del sistema-Moggi, il pm Narducci, che ha spiegato:
Noi continueremo a sbobinare perché vogliamo dimostrare senza possibilità di dubbio che in quel periodo i designatori erano sommersi di telefonate e di richieste da dirigenti e uomini di calcio: Pradè, Spalletti e molti altri.
A questo punto la nuova domanda è: perché non aprire un nuovo fascicolo, come da più parti si chiede, denominato Calciopoli 2? Ufficialmente non esiste, ma l’impressione è che le indagini siano già avviate.
mario 9 Aprile 2010 il 15:09
scusate ma la dichiarazione di narducci deve essere errata.
narducce non e’ quello che qualche mese fa’ ha dichiarato “mettetevi il cuore in pace, con esistono telefonate di moratti, facchetti, sensi o altri con i designatori”.
mi sbaglio?
Marco Mancini 9 Aprile 2010 il 18:34
non qualche mese fa, lo disse all’inizio di calciopoli, quando Moggi disse che chiamavano tutti e le intercettazioni ancora non erano uscite. Si parla di 4 anni fa, ora evidentemente si stanno ricredendo tutti…
miki foggia 14 Maggio 2010 il 21:12
Riportato:
A spulciare attentamente le carte non si perde mai tempo e così salta fuori che i carabinieri di Roma per portare avanti l’indagine su Calciopoli hanno chiesto aiuto a un giornalista della Gazzetta dello Sport. Incredibile? Neanche un po’, tutto vero, tutto scritto nelle carte della Procura della Repubblica. Il giornalista in questione è Michele Galdi: segue sin dall’inizio l’indagine su Calciopoli perconto della Rosea e va a deporre a Roma il 22 maggio 2007 per spiegare
che rapporti avesse con il maggiore Auricchio, responsabile delle celebri intercettazioni del 2004-2005.Leggendo si scopre che i due si sentivano spesso e che all’indagine in questione il giornalista ha contribuito in maniera attiva. Così almeno risulta leggendo il “verbale di assunzione di informazioni”, uno dei tanti prodotti a suo tempo per capire chi fosse la “talpa”, il responsabile della fuga di notizie che portò alla pubblicazione da parte de “L’Espresso” di due libri che contenevano pari pari i faldoni dell’inchiesta, compresi (ricordate?) i numeri di telefono di tutti gli indagati…
Il 22 maggio, quindi, i pm Giuseppe De Falco e Giancarlo Amato sentono per primo il maresciallo dei carabinieri Michele Di Laroni (nel pool di Auricchio), che chiarisce di aver conosciuto Galdi ai tempi dell’inchiesta della Procura di Roma sulle fideiussioni. Così Di Laroni: «Durante le indagini per la Procura di Napoli abbiamo utilizzato Galdi per chiedere informazioni sul calcio, soprattutto per cercare siti web che fossero utili per le indagini ma anche per informazioni in genere. Aveva contatti con il maggiore Auricchio e con me; i contatti erano sporadici, a volte a voce, a volte al telefono. I contatti sono avvenuti soprattutto all’inizio delle indagini, negli ultimimesi del 2004. Mi chiamava frequentemente per chiedermi notizie sulle indagini; io lo chiamavo per avere le notizie che mi interessavano». Ancora Di Laroni: “Cercavamo di comprendere le modalità del sorteggio arbitrale e io chiesi notizie al Galdi ed egli sulla casella istituzionale di posta del reparto mi inviò una mail che conteneva le norme in base alle quali i designatori avevano stabilito di fare i sorteggi. Io gli ho fatto per cortesia un ricorso avverso una sanzione per violazione del codice della strada». Cioè, lo ha aiutato per risolvere un problema relativo a una multa.
Di Galdi parla anche il maggiore Auricchio nel “verbale di assunzione di informazioni” che lo riguarda, riferito allo stesso 22 maggio 2007, dicendo che «era una fonte utile per le indagini sul mondo del calcio». Ancora Auriccchio: «I contatti con Galdi sono iniziati dalla fine 2003. Siamo amici e io l’ho anche utilizzato per apprendere notizie investigative nell’ambito delle indagini sul calcio. Mi chiamava frequentemente per tenermi informato su tutti i fatti che conosceva. Lo faceva perché era gratificato dal collaborare con gli investigatori». Auricchio nel verbale parla anche di altri giornalisti, nessuno dei quali però “fonte utile per le indagini”. En passant, registriamo il suo parere sulla pubblicazione del libro nero de L’Espresso, «opera – dice – della direzione del giornale che deve avere comperato le informative da altro giornale».
Nello stesso giorno la Procura di Roma sente lo stesso Galdi, che riferisce di aver «fornito, durante le indagini per la Procura di Napoli, informazioni su rapporti fra giocatori, dirigenti ecc…». Galdi descrive così il suo apporto: «Ho avuto numerosi contatti telefonici con Di Laroni nell’epoca conclusiva dell’inchiesta (in verità il sottufficiale fa riferimento «all’inizio delle indagini» ndr), ciò perché cercavo di conoscere qualche notizia, anche sulle “fughe di notizie”. I contatti conAuricchio erano dello stesso tipo». Dopo aver sostenuto che «nella medesima ottica collaborativa » aveva mandato sulla casella istituzionale di posta del reparto una mail sui sorteggi arbitrali, perché
gli erano state chieste notizie al riguardo, riferisce sul punto del ricorso che «Di Laroni per cortesia l’aveva aiutato a fare avverso una sanzione per violazione al codice della strada». Sostiene infine che al gruppo Rcs era arrivato in forma anonima il verbale delle dichiarazioni di Paparesta, «mi pare la domenica successiva all’atto, comunque il giorno prima dell’uscita dell’articolo al riguardo». E poi: «Tempo dopo Auricchio e Di Laroni mi chiesero come avevo avuto il verbale e io glielo dissi e dopo ne diedi una copia a Di Laroni. Prima dell’avviso ex art. 415 bis non ho avuto altri atti d’indagine».
Così andavano le cose ai tempi del primo Calciopoli…