La nazionale irachena sospesa dalla Fifa

di Redazione 2

La Fifa ha momentaneamente sospeso la nazionale irachena da qualsiasi attività internazionale che riguardi il calcio, con effetto immediato. Così la squadra che, contro ogni pronostico, lo scorso anno ha alzato al cielo la coppa d’Asia, dimostrando al mondo che, almeno davanti al calcio, le diversità politiche e di razza non contano, sarà costretta a seguire l’Olimpiade di calcio da casa, e probabilmente non potrà partecipare nemmeno ai prossimi mondiali, nel 2010.

Il problema razziale però è venuto appena fuori dal campo. Infatti durante una trasferta in Thalandia, le diverse fazioni di Sciiti, Sunniti e Kurdi che componevano la nazionale dell’Iraq sono venute allo scontro, incentrato su discussioni politiche che hanno ben poco a che fare con il calcio. Ma questa è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Infatti il Governo iracheno si è visto costretto a sciogliere il Comitato Olimpico nazionale a causa della corruzione di alcuni suoi componenti, e non è riuscito ad eleggerne un altro in tempo, condizione fondamentale per poter partecipare alle Olimpiadi.


I membri che sono rimasti, infatti, non raggiungevano il quorum necessario per prendere decisioni importanti, e secondo il Comitato Olimpico Internazionale, agivano nella più assoluta illegalità, anche a causa di alcuni membri che rifiutavano nuove elezioni, alludendo alla possibilità di gestire la spedizione a Pechino solo attraverso il Ministero della Gioventù e dello Sport. La nazionale di calcio non è l’unica a non poter partecipare all’Olimpiade quindi, ma neanche tutti gli altri atleti che rappresentano l’ex nazione di Saddam Hussein potranno partire per Pechino.

Il rischio per il Mondiale del 2010 viene dal fatto che, oltre al Comitato Olimpico, sono stati sciolti tutti gli altri comitati sportivi, compreso quello del calcio, che non avendo rappresentanti non potrà organizzare le qualificazioni. Per questo però c’è ancora tempo, assicura la Fifa, perchè la proposta di sospensione è, per ora, solo di un anno. Se in questi 365 giorni verrà ripristinata la legalità, e gli episodi di corruzione spariranno, gli iracheni potranno prender parte alle qualificazioni per i Mondiali di Sudafrica. Una minima speranza per l’Iraq alle Olimpiadi c’è ancora: formare un Comitato Olimpico entro giovedì, un’impresa alquanto improbabile, soprattutto perchè al momento i funzionari iracheni non sembrano aver intenzione di prendere decisioni del genere, accennando alle intenzioni del Comitato Olimpico di prendere decisioni politiche attraverso lo sport.

Saed Hussein, presidente dell’Associazione Calcio irachena, ha già presentato ricorso alla Fifa, presentando una lettera del gabinetto iracheno, dove si attestava che lo scioglimento del Comitato Olimpico nazionale non riguardava le altre associazioni sportive, e quindi il calcio è ancora libero. Personalmente spero che la Fifa torni sui suoi passi, perchè per dirla con le parole di un operaio intervistato da Al Arabiya: “In Iraq non c’è una testimonianza felice negli ultimi 5 anni, ad eccezione della vittoria della coppa d’Asia“. Insomma togliere anche l’unica fonte di gioia ad un popolo così martoriato potrebbe essere controproducente.

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