Il mondo del calcio ha perso l’ennesima buona occasione per dimostrare di non essere una realtà a sé stante, fatta solo di miliardi ed interessi. Il popolo dei calciofili chiedeva una settimana di stop in rispetto del dolore che ha colpito l’Abruzzo nei giorni scorsi, ma l’unica soluzione dalla Lega è stata quella di far osservare un minuto di silenzio e di far indossare agli atleti il lutto al braccio.
Non così la Serie B, fermata per un turno, ma solo perché in occasione della Pasqua anticipava al venerdì la giornata di campionato, andando a coincidere proprio con il giorno dei funerali delle vittime del terremoto.
Molti degli atleti si erano detti favorevoli allo stop, ma poi hanno prevalso le ragioni del business a tutti i costi, costringendoci ad una giornata di calcio in un clima quasi surreale. Ma laddove ha mancato la Lega, ha cercato di rimediare il grande cuore dei tifosi italiani che su tutti i campi hanno mostrato solidarietà verso il popolo abruzzese, esponendo striscioni spesso commoventi.
A Roma prima del derby i tifosi giallorossi hanno organizzato un punto di raccolta fuori dall’Olimpico, raccogliendo bottiglie d’acque e generi di prima necessità da inviare nelle zone colpite dal sisma. All’interno dello stadio, poi, la commozione è stata grande, quando durante il minuto di silenzio le squadre si sono riunite a centrocampo, abbracciandosi come fossero una sola cosa.
Toccanti anche gli striscioni esposti nelle due curve. La Sud ha ricordato l’ora della prima terribile scossa con un “03.32, Abruzzo un grande abbraccio”, per poi proseguire con “Una festa senza gioia e colore è la dimostrazione del nostro dolore, che la terra scuota l’animo umano, aiutiamo tutti il popolo aquilano”. La Nord ha risposto con un semplice e significativo “Cordoglio per le vittime del terremoto”.
E lo stesso clima si è respirato su tutti i campi italiani. A Napoli in particolare è montata la polemica per il mancato stop della Serie A. In curva si leggeva “Un minuto di silenzio non può bastare. Per il comune senso civico il campionato si doveva fermare. Noi ce ne andiamo perché non c’è nulla da festeggiare. Maledetto calcio moderno: che tu possa marcire all’inferno”.
Come non essere d’accordo con i partenopei?