Serviva una scossa per l’intero ambiente e, come al solito, a finire sull’inceneritore è stato il condottiero, colui che non può avere colpe se la squadra non gira come dovrebbe, nonostante la presenza in campo di pezzi da novanta.
Fatto sta che Edy Reja ha pagato per tutti, scendendo in anticipo dal treno-Napoli e portandosi dietro l’affetto dei tifosi e della squadra. Ed è per questo che ieri al San Paolo si temeva una sorta di “rivolta popolare”, dopo i fischi e le contestazioni della scorse settimane all’indirizzo di una squadra incapace di mettere in campo l’orgoglio giusto per andare avanti.
E invece il popolo napoletano ha concesso al nuovo mister la possibilità di dimostrare la propria esperienza, salutando l’ex tecnico con un lungo striscione e invitando Donadoni a risollevare le sorti del club. “Donadoni sbruogl sta matass”, chiedevano i tifosi e, almeno da quanto visto ieri sera, pare che la matassa stia per sbrogliarsi, vista la rinnovata volontà della squadra.
Avere di fronte il Milan delle stelle può incutere terrore e nel primo tempo del posticipo gli azzurri sono sembrati un po’ troppo timorosi nell’affacciarsi in avanti. Poi man mano la squadra è cresciuta, ha cominciato a credere nei propri mezzi ed è arrivata addirittura al gol (poi annullato per un fuorigioco inesistente).
Da sottolineare in particolare la prova di Mannini, fermo da due mesi per la nota vicenda-doping, e tornato in campo con la voglia di spaccare il mondo. Ma tutta la squadra si è mossa bene, mettendo spesso i brividi al povero Dida, titolare dopo l’infortunio di Abbiati. Peccato per qualche occasione d’oro buttata alle ortiche, come quando Zalayeta cercava l’impatto col destro invece di tentare il tuffo di testa.
Ma per ora va bene così, Donadoni ha ben lavorato dal punto di vista psicologico e la platea è tornata ad applaudire un Napoli ritrovato. Ora mancano i tre punti, ma con questo spirito si può andare davvero lontano.
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