Il calcio italiano è in crisi, e questo lo si sapeva da tempo. Ma l’umiliazione di essere superati anche da Cipro, questa davvero non ci voleva. Ma tant’è, nella stagione appena iniziata i ciprioti, ma anche i cechi, i belgi, gli israeliani e gli austriaci, hanno fatto meglio degli italiani. Colpa delle eliminazioni troppo precoci di Roma e Palermo dall’Europa League e dalla “retrocessione” dell’Udinese dalla Champions alla coppa di “serie B”.
Il ranking Uefa, quello che conta, si basa su 5 stagioni, e siamo ancora a galla. Nonostante la Germania, che lo scorso anno ci ha superato al terzo posto, sia sempre più lontana, ancora ce la caviamo visto che la Francia è a distanza di sicurezza, come lo è il Portogallo, ma certo è che con una situazione che va sempre peggiorando c’è ben poco da stare allegri.
A parte l’Inter di Mourinho, gli ultimi anni europei per le squadre italiane sono stati un disastro dopo l’altro, e vedendo come è cominciata questa stagione, sembra che non debba cambiare molto. Ci serve un cambiamento radicale, e questo sta per arrivare. Si chiama fair play finanziario, ma forse le italiane non sono ancora pronte per affrontarlo. Juventus a parte, che ha realizzato in tempo lo stadio che dovrebbe far guadagnare diversi milioni, la situazione disastrosa dei conti di Inter, Milan e co. potrebbe togliere dai palcoscenici europei molti club importanti.
Certo, è vero che anche Real Madrid, Barcellona e molte squadre inglesi stanno messe peggio di noi, ma intanto quelle tedesche, molte francesi, ed i campionati cosiddetti “minori” stanno ottenendo degli ottimi risultati finanziari, tanto che, per come stanno le cose oggi, si rischia che in Champions League ci finiranno solo club di medio-basso livello. La differenza con l’estero è che i grandi club hanno diversi introiti, mentre i club italiani molto pochi, e alla lunga questo potrebbe pesare. Quale sarà il destino del calcio italiano? Pare che la nostra salvezza possano essere gli sceicchi o i DiBenedetto di turno, dato che di Agnelli, almeno in Italia, c’è solo una famiglia, mentre i Moratti e Berlusconi non hanno più intenzione di dilapidarsi per il pallone.
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