Diego Forlan ha una storia particolare. Sia suo padre che suo nonno hanno giocato a calcio ad un certo livello: il padre – Pablo – come terzino nel Peñarol e poi nel San Paolo – oltre che nella nazionale che partecipò ai mondiali del 1974 -, il nonno – Juan Carlos – nell’Independiente degli anni Trenta.
Lui all’inizio non pensava troppo al pallone. Giocava a tennis ed era anche bravo, ma poi dopo un incidente che paralizzò la sorella Alejandra decise di diventare calciatore per poter pagare le sue cure.
Fa il suo debutto nel calcio professionistico nella stessa squadra argentina in cui aveva giocato suo nonno, l’Indipendiente di Avellaneda, dove gioca quattro anni e segna 37 gol in 80 partite. Il suo score lo fa notare ai talent scout del Manchester United, che lo comprano nel 2002 per 11 milioni di di euro.
In Inghilterra il suo ambientamento è difficile perché segna il suo primo gol dopo 8 mesi – per questo alcuni tifosi dei Red Devils arrivarono a sfoggiare una maglietta con la scritta: “io c’ero quando Forlan ha segnato un gol”.
In Inghilterra non lascia il segno, segnando complessivamente 17 gol nelle 98 partite disputate e vincendo comunque una Premier e la FA Cup. Nel 2004, lo United compra Wayne Rooney e vende Diego Forlan al Villarreal.
L’aria della Liga gli fa bene, perché nella stagione successiva diventa il capocannoniere – il Pichichi – del campionato con i 25 gol segnati. Grazie al suo apporto, il Villareal si qualifica per la Champions League e lui vince la Scarpa d’oro – insieme a Thierry Henry.
L’anno successivo la squadra spagnola arriva in semifinale della Champions – sconfitta dall’Arsenal in due match molto equilibrati. Nella stagione 2007/2008 Forlan passa all’Atletico Madrid per una ventina di milioni di euro, e l’anno successivo si laurea nuovamente Pichichi con 32 gol – e vince di nuovo la Scarpa d’oro.
Il 12 maggio 2010 contribuisce con una doppietta nella vittoria dell’Atletico Madrid nell’Europa League. In nazionale ha segnato 29 reti in 69 partite facendosi notare soprattutto nel mondiale sudafricano.
Grazie alle sue perfomance l’Uruguay arriva in semifinale e lui vince il Pallone d’oro Adidas, trofeo per il miglior giocatore del mondiale, davanti a giocatori come Villa e Sneijder.
il giocatore è anche molto impegnato nel sociale – e con quello che è successo alla sorella non potrebbe essere altrimenti. Ha aperto una scuola calcio per bambini poveri ed è stato nominato ambasciatore Unicef per il Sudamerica e la Spagna.
Nella ultima Liga il rapporto con l’Atletico sembra essersi rotto – probabilmente perché lui vuole qualcosa di più -, e domenica sarebbe stato offerto ai dirigenti del Real Madrid per 18 milioni di euro – una voce poi smentita dal presidente dei Colchoneros Enrique Cerezo. Alle Merengues non interessa, ma potrebbe fare al caso di alcune squadre italiane – Juventus in testa – già dal mese di gennaio.
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